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Un esperimento di costruzione e sviluppo dei mattoni fondamentali del racconto condotto da Storytellas, giovane società di consulenza editoriale per l’audiovisivo.
L’intervista è della Redazione del Collettivo DinamoPress 

COME NASCE STORYTELLAS?

Storytellas è una società di consulenza editoriale per l’audiovisivo, che nasce nel 2017, come start up culturale finanziata da un bando del progetto Sviluppo Lazio della regione. Abbiamo unito le competenze professionali creative di Fosca Gallesio, che ha lavorato come sceneggiatrice per le serie TaoDue, Annalisa Giaccari, che è autrice di format di intrattenimento come “Cucine da Incubo” e “Primo Appuntamento” e Giuliana Liberatore, che è autrice di documentari e ha esperienza professionale anche come montatrice e producer. Poi c’è il quarto socio, che in realtà è il più importante, che si occupa della parte amministrativa e legale, Fabio Trinca, senza di lui non saremmo qui! L’idea di Storytellas è nata perché abbiamo rilevato che esistono società di servizi editoriali soprattutto per la letteratura, ma poche che invece si occupano dell’audiovisivo e in generale il lavoro della sceneggiatura è poco conosciuto e purtroppo anche poco riconosciuto, la maggior parte della gente confonde ancora lo scenografo (che costruisce i set) con lo sceneggiatore (che non solo scrive i dialoghi, ma si inventa proprio la storia). Mentre è importante sapere che senza lo sceneggiatore un film non esiste! Volevamo introdurre in Italia una figura che in America è abbastanza diffusa che è quella dello script doctor, che in sostanza fa il lavoro dell’editor, aiutando lo sceneggiatore nello sviluppo della sua storia, ma senza scrivere direttamente.

Questo perché la sceneggiatura è una scrittura tecnica complessa e sofisticata, che richiede una profonda conoscenza non solo dei modelli di storytelling, ma anche del linguaggio audiovisivo e della drammaturgia.

Bisogna riuscire a costruire una buona storia, con personaggi profondi, che appassioni lo spettatore e che sia godibile come spettacolo cinematografico. Non è così scontato, infatti nella pratica il lavoro dello sceneggiatore (soprattutto per le serie tv che sono molto lunghe) è quasi sempre un lavoro di gruppo. Noi ci siamo inventati la formula della story-analysis, mutuando il termine dalla psicoanalisi, perché proprio come l’analisi è un percorso di scoperta di sé, anche la scrittura di una sceneggiatura è un viaggio di scoperta, inoltre questa formula a tempo, permette ad ognuno di organizzarsi la frequenza delle sedute secondo le proprie esigenze. Di solito gli editor lavorano solo per le produzioni e solo le produzioni grosse hanno un reparto editoriale funzionante. La nostra volontà era rendere questi servizi disponibili anche ai singoli autori, quindi con tariffe abbastanza economiche. Poi Storytellas funziona anche come team creativo di ideazione e scrittura di progetti, sia nostri che su commissione, al momento stiamo lavorando su delle serie tv, abbiamo scritto un film horror e abbiamo collaborato al documentario “L’arte di rubare l’arte” di Marco Silvestri, che racconta di un noto ladro di opere d’are, Vincenzo Pipino.

A CHI È DIRETTO IL WORKSHOP E COME FUNZIONA?

Il nostro workshop è pensato come un attraversamento delle varie teorie della narrazione e della sceneggiatura, in modo da fornire agli allievi diversi strumenti pratici. I corsi di sceneggiatura sono molti e noi abbiamo pensato che fosse utile avere uno sguardo trasversale sulle diverse teorie, che ne mettesse in luce gli elementi comuni e di fondo e che desse agli studenti delle tecniche pratiche di scrittura.

Lavoriamo sui mattoni fondamentali del racconto: come si costruisce il personaggio e il suo arco di trasformazione della storia. Prendiamo in esame diversi modelli strutturali e li applichiamo ai film da analizzare per vedere come funzionano.

Poi cerchiamo soprattutto di mostrare come usare le teorie in maniera pratica, per scrivere, come la struttura in realtà serva a generare idee e a ordinarle e a farle funzionare sfruttando appieno le loro potenzialità. Comunque proviamo ad adattare le lezioni alle esigenze della classe, quindi se uno ha già fatto qualche corso e per esempio conosce già Il Viaggio dell’Eroe di Vogler (che è uno dei modelli strutturali più conosciuti) si passa oltre rapidamente, facendo vedere come le stesse cose che dice Vogler sono dette da altri in altro modo, quindi proprio a sottolineare gli elementi comuni e vederli sotto diverse prospettive in modo da capire bene come funzionano e soprattutto saperli usare.

AVETE GIÀ TENUTO LABORATORI DI QUESTO TIPO?

Abbiamo avuto un’ottima esperienza a Palermo, dove siamo stati ospitati in un posto molto bello e ricco di attività che è il vecchio cantiere industriale della Zisa, che ha davvero un’offerta culturale ad ampio raggio. A Palermo i corsi di questo tipo sono molto pochi o quasi non esistono, quindi abbiamo trovato molte persone interessate e devo dire alcuni già con una certa esperienza e conoscenza delle tecniche, da cui sono anche venuti fuori degli spunti di film molto buoni che vorremmo sviluppare professionalmente in sceneggiatura come Storytellas. A Roma è più complesso, perché le offerte formative sono molte e anche più strutturate di noi.

Diciamo che il nostro è proprio un laboratorio di tecniche, abbiamo un approccio molto pratico, che ci deriva dal fatto che siamo una società editoriale, quindi leggiamo molti progetti e sappiamo come impostare il lavoro di sviluppo.

Sai che si dice: scrivere è riscrivere; ecco noi siamo quelli che ti dicono perché e come riscrivere, è lì che il lavoro diventa duro, perché bisogna essere capaci di analizzarsi e valutarsi e appunto, come nella psicoanalisi, fare autoanalisi è molto difficile e spesso inutile, nel senso che quello che serve a un autore è proprio uno sguardo esterno oggettivo, che possa dire se il messaggio che l’autore vuole dare sia efficace e arrivi a destinazione.

COSA CARATTERIZZA IL VOSTRO METODO?

Per certi versi è un metodo maieutico, nel senso che aiutiamo l’autore a tirar fuori la sua storia e potenziarla al meglio in rapporto al mezzo e al linguaggio. Lo storytelling per forza di cose non è una scienza esatta, quindi non è che c’è giusto o sbagliato, molto spesso c’è la difficoltà a comunicare un certo messaggio, o magari una storia che non funziona appieno, che è sbilanciata e allora bisogna capire dove sta il problema e come risolvere, ma senza mai dire buttiamo tutto e rifacciamo da zero, perché quella non è una strada. Il problema della sceneggiatura è che è una scrittura intermedia, nel senso che il pubblico non fruisce direttamente il testo, ma si vede il film e quindi i temi e i significati del film, come anche l’interiorità del personaggio, non può mai essere spiegata e illustrata direttamente come in un testo letterario.

Il significato al cinema arriva attraverso il sottotesto, nel senso che è prodotto da quello che lo spettatore vede in scena, ma non a livello esplicito e diretto, ma in modo implicito, come un insegnamento di esperienza.

È questo la potenza della narrazione, noi raccontiamo storie perché è il modo in cui diamo forma e senso alla nostra esperienza. Lo storytelling è uno strumento cognitivo. Nella sceneggiatura si dice che è importante il conflitto, ma non nel senso che la gente si deve menare o urlare contro tutto il tempo come nei film di Muccino (è una battuta, non per criticare), ma nel senso che in drammaturgia il significato si produce da uno scontro di energie che potremmo definire dialettico, tesi – antitesi, che producono una sintesi che lo spettatore fa autonomamente acquisendo il messaggio del film come bagaglio esperienziale, vissuto attraverso i personaggi. Questo modo di lavorare il tema e il significato del film, per così dire, sotto il livello della percezione, è quello che rende un film avvincente e appagante senza renderlo didascalico. La dialettica è un processo fondamentale, tutto nella drammaturgia si basa sulla dialettica: dalla macrostruttura dei 3 atti, alla singola scena, fino alla battuta, pure una buona battuta è strutturata in modo ternario dialettico.

COME PUÒ USARE IL LABORATORIO CHI HA UNA STORIA NEL CASSETTO?

Daremo molto spazio al lavoro sulle storie, perché vogliamo proprio mostrare come usare i diversi modelli strutturali in maniera creativa e come da un semplice spunto, espresso magari anche solo in una frase, si arriva a strutturare una storia pronta per essere scritta almeno come soggetto. Lavoriamo sui diversi elementi che compongono la storia, i mattoni fondamentali e sulla struttura che schematizziamo in un grafico alla lavagna, vedendo cosa c’è e cosa manca e cercando di intrecciare i vari elementi. Il lavoro di brainstorming è condotto da noi, ma coinvolge tutta la classe, in modo da simulare il lavoro che si fa normalmente in una writers’ room e anche abituare gli studenti a essere creativi su progetti altrui e ad accogliere i contributi degli altri. Il cinema è un lavoro creativo collettivo, già a partire dalla scrittura.